Le elezioni sempre provocano qualche fatto insolito, e si può dire che l’intervista fra Benedetto XVI e Berlusconi sarebbe stata uno di quelli. Opportunità perduta però di aver fatto un bel titolare, di avere un buon ricordo del 2006.
In fondo, Berlusconi si è piegato ad un “buon senso” che io non divido. Si può considerare una “manovra elettorale” un intervista con un leader religioso? Nella sinistra pensano di sì. Siamo d’accordo nel sottolineare che il Papa è il Papa, una persona specialmente relevante in un paese fondamentalmente cattolico com’è l’Italia, ma non bisogna esagerare.
Attribuire al Massimo Pontefice un ruolo, seppur passivo, negli affari interni italiani è errare al completo. Errare perchè, prima, l’Italia si define politicamente come un paese laico, nel quale la Chiesa ha un tratto di privilegio, certo, ma per motivi evidenti in società.
Secondo, il propio Papa non ha niente a che vedere con Pio IX. Non interessa più l’influenza sull’ Italia. Né in nessun altro paese del mondo. Alla chiesa cattolica interessano materie di fede, di etica, di ecumenismo e infine di umanità. Il cercare la critica facile, cioè di “sponsorizzare” la candidatura del Polo, solo per avere un intervista pochi giorni prima delle elezioni è cercare di fare il ridicolo.
Si può entrare in sospetti, avverto, poco fondati. Si può pensare che l’Ulivo non prepara niente di buono, e come altri governi di sinistra in Europa, prepara un’ offensiva contro tutto quello che i cristiani teniamo in conto nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo forse ricordare l’aderenza di Prodi al matrimonio degli omosessuali? Dobbiamo menzionare forse quello che pensa sull’ eutanasia? Non si può rimanere neutrali davanti a questo. Se la sinistra risale a Palazzo Chigi non aspettateti nulla di buono.
Miguel Vinuesa
Saturday, March 11, 2006
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